Dedico il primo articolo del mio nuovo Blog a Ishta
Nella tradizione indiana ogni attività inizia con un’offerta per la divinità, a sottolineare l’importanza che Dio ha nella vita quotidiana. Nel rispetto di questa tradizione dedico il primo articolo del mio Blog a Ishta, termine sanscrito che significa “espressione individualizzata dell’Infinito”.
Lo Yoga, contrariamente a quanto si pensi in Occidente, è basato interamente proprio sulla spiritualità e sul nostro rapporto con il sacro.
Ishta rappresenta la personale relazione con l’Infinito, la porta di accesso per l’Infinito. Ma che cos’è l’Infinito? L’Infinito è Dio. Attenzione però, nello Yoga non c’è religione! Il Dio di cui vi parlo non è un essere canuto seduto languidamente su una nuvola; il Dio di cui vi parlo è Brahama, è la vibrazione cosmica (OM) da cui tutto ha avuto origine, è Amore, Gioia, è l’esperienza totalizzante di Unità.
Questo Tutto ha molte manifestazioni o divinità, ognuna delle quali incarna caratteristiche archetipe ben definite.
C’è Shiva, il primo maestro di Yoga, il distruttore del tempo, colui che annichilisce l’ignoranza.
C’è Ganesh, il distruttore di ostacoli, colui che rappresenta gioia, abbondanza e salute.
C’è Lakshmi, la dea della bellezza, dell’amore e della prosperità.
C’è Kali, la feroce dea distruttrice dell’Ego e della paura.
C’è Durga, la Madre Terra, colei che ci insegna a rifiutare l’auto-sabotaggio.
C’è Saraswati, dea della creatività e della saggezza.
Molte altre manifestazioni del Tutto ci sono e ognuna ci insegna a prendere consapevolezza di aspetti importanti della nostra Natura.
Come ogni onda dell’Oceano è una manifestazione dell’Oceano stesso, così ogni divinità è solo una manifestazione del Tutto.
Questo per dire che la pluralità è parte dell’unità, non c’è contrasto.
Ecco, Ishta rappresenta proprio il personale rapporto che sviluppiamo con questi archetipi, con il sacro. Perché sacro è tutto ciò a cui noi diamo il permesso di essere tale.
Ci sono tecniche specifiche per ogni Ishta, per attivare le loro qualità in tutti i livelli del nostro Essere perché del divino bisogna farne esperienza, non basta leggere o parlarne.
Invocando le qualità di una determinata divinità, piano piano iniziamo a incarnarle e spontaneamente verranno attratte anche altre qualità.
Senza archetipi positivi a cui ispirarci, finiamo per seguirne altri insani (come politici, celebrità…).
Solo praticando le varie tecniche dedicate alle varie divinità è possibile avere un cambiamento a livello della neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di modificare la propria struttura nel corso del tempo in risposta all’ esperienza.
E’ importante trovare lo spazio e il tempo per potersi confrontare con il divino perché anche noi ne siamo parte. Avere un altare in casa ci può aiutare a renderlo parte della nostra quotidianità.
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